Il lavoro “Experimental evidence of memory-based foraging decisions in a large wild mammal ” condotto a cura dell’Unità Ecologia Animale di FEM e dell'Università di Harvard trova ulteriori evidenze a supporto delle proprie tesi nello studio “Spatial memory predicts home range size and predation risk in pheasants ” coordinato dall’Università di Bristol e recentemente pubblicato sulla rivista Nature Ecology Evolution.
In un commento sulla medesima rivista, Francesca Cagnacci, PI dell’Unità Ecologia Animale FEM, osserva che “la combinazione di memoria a lungo e breve termine consentirebbe agli animali di rispondere meglio al rischio di predazione” (commento integrale accessibile da questa pagina ). Le analisi condotte nel 2021 dal gruppo di scienziati FEM-Harvard avevano già suggerito che gli animali sarebbero in grado di modulare la loro ricerca di cibo combinando la memoria a lungo e a breve termine - una sorta di mappa mentale- in grado di volta in volta di ‘aggiornare’ le conoscenze sull'effettiva disponibilità delle risorse.
Già in un altro studio del 2022, gli scienziati FEM avevano dimostrato che gli animali definiscono delle aree “familiari” stabili (home range) integrando le preferenze sulle risorse e la memoria spaziale. Lo stesso risultato ritorna con forza anche nel lavoro di Heathcote et al. che stabilisce un collegamento tra aree familiari più ampie e “più note” e probabilità di sopravvivenza. Come sottolinea Cagnacci, “Queste ricerche aiutano a comprendere e quantificare il grado di resilienza degli animali ai cambiamenti e al rischio ambientale, aspetto quanto mai urgente in tempi di climate change e perdita di biodiversità”.
L’Unità di Ecologia Animale affronterà la memoria spaziale degli animali e altri temi complementari nel nuovo progetto BIOALPEC nell'ambito del National Biodiversity Future Centre finanziato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.